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lundi 20 mars 2023

Luigi Lucheni, lo hanno suicidato! Un articolo anarchista della Cronoca sovversiva / Luigi Lucheni, ce héros... pour la presse anarchiste

Si e' suicidato, — dicono !
Il s'est suicidé, — qu'ils disent !

 [Traduction en français après l'original italien]

Avviso preliminare 

Il seguente articolo è tratto dalla Cronaca sovversiva, un giornale anarchico in lingua italiana pubblicato negli Stati Uniti da Luigi Galleani dal 1903 fino al luglio 1918, quando fu messo al bando. Il giornale fu fondato da Luigi Galleani il 6 giugno 1903 a Barre, nel Vermont. La sua tiratura non superò mai le 5.000 copie, ma la sua influenza tra i lavoratori italiani immigrati fu molto importante. I temi trattati dal giornale spaziavano dall'anticlericalismo all'antimilitarismo, dal libero amore alla propaganda fattuale e alla rivoluzione sociale. Il principale illustratore era Carlo Abate, uno scultore milanese emigrato negli Stati Uniti nel 1896. Durante la fuga di Galleani a causa del suo attivismo anarchico, Abate apparve per un certo periodo anche come redattore.

L'articolo fu pubblicato in occasione della morte in carcere di Luigi Lucheni, che le autorità svizzere presentarono come un suicidio. L'imperatrice viene presentata come un parassita da eliminare e il regicidio come un dovere, non un crimine.

L'articolo è importante come documento storico e va aggiunto alla documentazione degli attacchi antimonarchici che hanno sconvolto la mappa dell'Europa e gli equilibri di potere tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo.  Ma è virulento come gli scritti rivoluzionari della fine del XVIII secolo. Questa virulenza rischia di offendere la sensibilità di coloro che venerano l'imperatrice e la famiglia imperiale. In questo caso, forse è meglio ignorare l'articolo e non proseguire nella lettura di questo documento.

Va ricordato che alcuni monarchi non hanno esitato a contattare i circoli anarchici. È il caso della stessa sorella dell'imperatrice, l'ex regina di Napoli, che si dice abbia addirittura finanziato alcuni di loro.

Lo hanno.... suicidato! [traduction française ci-après]

Un telegramma da Ginevra annuncia che Luigi Lucheni, l'esecutore dell'imperatrice Elisabetta d'Austria, si è suicidato nel carcere del Vescovado, in seguito ad un eccesso di pazzia.
Si e' suicidato, - dicono. È la solita scusa. Pochi anni or sono dissero che Bresci* si era suicidato, oggi dicono che si è suicidato Lucheni. La realtà è che tanto l'uno che l'altro sono stati assassinati per ordini venuti dall'alto, per desiderio espresso dalle case regnanti o imperanti. I coronati non sanno essere clementi verso i ribelli ridotti all'impotenza, non sanno perdonare a coloro che, in un' ora di coraggio sublime, hanno osato guardarli in faccia ed abbatterli, gettando la propria vita per la redenzione umana, sfidando la collera interessata dei valletti, degli scherrani del potere dominante e delle folle incretinite.
Gloria sia a questi grandi assassinati. Fra i regicidi moderni, Luigi Lucheni, fu certo il più bestemmiato. Per avere egli levata la mano sopra la femmina di Francesco Giuseppe, tutte le penne vendute s'intinsero nel fiele più nero per gettargli adosso l'anatema, per dannarlo presso il volgo, e non tutte le penne rivoluzionarie, anarchiche, furono pronte a difenderlo. Fu Viltà.
Ha ucciso una donna, — si disse, — ha ucciso una donna che non s'ingeriva delle cose del governo, che trascinava di terra in terra una vita affranta dal dolore per la tragica perdita del figlio Rodolfo, il principe ereditario. Per la morte di un sozzo depravato, — aggiungiamo noi, — che faceva la vita fra l'orgia e il bordello dorato, ucciso mentre metteva a nudo il seno ed altro in cospetto degli amici e cortigiani suoi, della sua amante la baronessa Vexeira.
E la musa che sa prostituirsi ai potenti, cantò inni e carmi in onore della donna soppressa.
Quanta abbiezione ! Oggi ancora, dopo dodici anni dalla scomparsa di Elisabetta, dando notizia della morte del giustiziere, i giornali ben pensanti, trovano modo di intrecciare lauri in ricordo della dama imperiale.
Era una donna, — dicono. No, era un' imperatrice, — rispondiamo, — quindi un parassita, ed era logico fosse soppressa, era innocente degli atti del marito, — dicono ancora. No, — rispondiamo nuovamente, — un' imperatrice non può essere innocente ; cingendo la corona imperiale s'era assunta una funzione da compiere, una funzione che la poneva al di fuori del consorzio umano.
Del resto, domandiamo : che cosa fece, la donna compianta dalla vallettaglia, per salvare la testa di Guglielmo Oberdan** dalla forca? Non c'erano allora migliaia di donne che reclamavano la grazia per il generoso triestino ? Non c'era una madre amorosa che piangeva la perdita del miglior frutto del suo seno?
Ah, rispettate il dolore delle madri, — cantano i gazzettieri venduti. Sì, ma si ricordano delle madri solo quando queste sono poste in alto nella gerarchia sociale. Le madri del popolo le ignorano, i ruffiani. Non sono madri quelle che piangono la morte della gioventù migliore nelle guerre, nelle officine, nelle glebe ? non sono madri quelle che si vedono parpire i figli per essere mandati a viziarsi nelle caserme ? non sono madri quelle che si vedono partire lontano i figli alla ricerca di un pane meno incerto? Perchè, o gazzettieri ignobili, non piangete anche quelle ?
Ebbene, piangano pure, i parassiti, la scomparsa dei loro, Noi non sappiamo piangere, ma sappiamo ricordare. Così, oggi, alla morte di Luigi Lucheni, sappiamo ricordare che egli fu uno di coloro che seppero sacrificare la propria vita per la causa dell'umanità, uno di coloro che nel gran giorno della vendetta sociale dovremo vendicare.
Egli fu un eroe nostro, e non lo dimenticheremo. 
Corrado.
in Cronaca sovversiva***. (Barre, Vermont, USA, 1903-1920) , October 29, 1910



Traduction française

Avertissement préliminaire

L'article qui suit provient de la Cronaca sovversiva (fr. ; La chronique subversive), un journal anarchiste en langue italienne, publié aux États-Unis par Luigi Galleani de 1903 à juillet 1918, date à laquelle il fut interdit. Le journal fut fondé par Luigi Galleani le 6 juin 1903 à Barre, dans le Vermont. Son tirage n'a jamais dépassé les 5000 exemplaires, mais son influence auprès des travailleurs immigrés italiens a été très importante. Les sujets traités par le journal allaient de l'anticléricalisme à l'antimilitarisme, en passant par l'amour libre, la propagande et la révolution sociale. Le principal illustrateur était Carlo Abate, un sculpteur milanais qui avait émigré aux États-Unis en 1896. Pendant la fuite de Galleani en raison de son activisme anarchiste, Abate occupa pendant un certain temps le poste de rédacteur en chef.

L'article fut publié à l'occasion de la mort de Luigi Lucheni en prison que les autorités helvétiques présentèrent comme un suicide, ce que conteste avec virulence le quotidien qui célèbre l'assassin de l'impératrice Elisabeth d'Autriche comme un héros. L'impératrice est présentée comme un parasite qu'il s'agissait d'éliminer et le régicide comme un droit et non comme un crime.

Cet article a son importance en tant que document historique, et est à verser au dossier de l'histoire des attentats antimonarchistes qui bouleversèrent la carte de l'Europe et l'équilibre des pouvoirs à la fin du 19e et au début du 20e siècle.  L'article est virulent comme l'étaient les écrits révolutionnaires de la fin du 18e siècle. Cette virulence est à même de blesser la sensibilité des personnes qui vénèrent l'impératrice et la famille impériale. Dans ce cas il est sans doute préférable de passer outre et de ne pas aborder la lecture du document.

Rappelons que certains monarques n'hésitèrent pas à contacter les milieux anarchistes. Ainsi de la propre soeur de l'impératrice, l'ex-reine de Naples dont on peut lire qu'elle alla même jusqu'à financer certains d'entre eux.

Ils l'ont... suicidé !

Un télégramme de Genève annonce que Luigi Lucheni, l'homme qui a exécuté l'impératrice Elisabeth d'Autriche, s'est suicidé dans la prison de l'évêché, suite à un excès de folie.
Il s'est suicidé", disent-ils. C'est l'excuse habituelle. Il y a quelques années, on disait que Bresci * s'était suicidé, aujourd'hui on dit que Lucheni s'est suicidé. La réalité est que l'un et l'autre ont été assassinés par des ordres venus d'en haut, par la volonté expresse des maisons dirigeantes ou régnantes. Les têtes couronnées ne savent pas être indulgentes envers les rebelles réduits à l'impuissance, elles ne savent pas pardonner à ceux qui, dans une heure de courage sublime, ont osé les regarder en face et les frapper, donnant leur vie pour la rédemption humaine, défiant la colère intéressée des valets, des scélérats du pouvoir en place et des foules incrédules.
Gloire à ces grands assassins. Parmi les régicides modernes, Luigi Lucheni est certainement le plus blasphémé. Pour avoir levé la main sur la femelle de François-Joseph, toutes les plumes vendues ont trempé dans le fiel le plus noir pour jeter l'anathème sur lui, pour le damner à la foule vulgaire, et toutes les plumes révolutionnaires, anarchistes, n'étaient pas prêtes à le défendre. Ce fut de la couardise.
Il a tué une femme, disait-on, il a tué une femme qui ne se mêlait pas des affaires du gouvernement, qui traînait de pays en pays une vie accablée par la perte tragique de son fils Rodolphe, le prince héritier. Par la mort d'un sale dépravé, ajoutons-nous, qui menait une vie entre orgie et bordel doré, assassiné alors qu'il dénudait les seins et plus encore  de sa maîtresse la baronne Vexeira, en présence de ses amis et courtisans.
Et la muse, qui sait se prostituer aux puissants, a chanté des hymnes et des chants l'en l'honneur de la femme supprimée.
Quelle abjection ! Aujourd'hui encore, douze ans après la disparition d'Elisabeth, alors qu'ils annoncent la mort du bourreau, les journaux bien pensants trouvent le moyen de tresser des lauriers à la mémoire de la dame impériale.
C'était une femme, — disent-ils. Non, c'était une impératrice, —répondons-nous, donc un parasite, et il était logique qu'elle fût supprimée ; elle était innocente des actes de son mari, — répètent-ils. Non, —répondons-nous encore, — une impératrice ne peut être innocente ; en portant la couronne impériale, elle a assumé une fonction à remplir, une fonction qui la place en dehors de la société humaine.
Après tout, demandons-nous : qu'a fait la femme pleurée par la valetaille pour sauver la tête de Wilhelm Oberdan** de la potence ? N'y avait-il pas alors des milliers de femmes qui demandaient la clémence pour l'homme généreux de Trieste ? N'y avait-il pas une mère aimante qui pleurait la perte du meilleur fruit de ses entrailles ?
Ah, respectez le chagrin des mères, chantent ces vendus de journalistes. Oui, mais ils ne se souviennent des mères que lorsqu'elles sont placées haut dans la hiérarchie sociale. Ces pandores ignorent les mères du peuple. Les mères ne sont-elles pas celles qui pleurent la mort de la meilleure des jeunesses dans les guerres, dans les ateliers, dans la glèbe ? Les mères ne sont-elles pas celles qui voient leurs fils envoyés se faire bichonner dans les casernes ? Les mères ne sont-elles pas celles qui voient leurs fils partir au loin à la recherche d'un pain moins incertain ? Pourquoi, journalistes ignobles , ne pleurez-vous pas pour eux aussi ?
Eh bien, qu'ils se lamentent, ces parasites, sur le décès des leurs, Nous ne savons pas pleurer, mais nous savons comment nous souvenir. Ainsi, aujourd'hui, à la mort de Luigi Lucheni, nous savons nous souvenir qu'il était l'un de ceux qui ont su sacrifier leur vie pour la cause de l'humanité, l'un de ceux qu'au grand jour de la vengeance sociale nous devrons venger.
Il était notre héros, et nous ne l'oublierons pas. 
Corrado
 

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